In un mondo frenetico e oberato di informazioni come il nostro, quanta importanza daresti alla capacità di pensare in modo lucido e indipendente?
Saper essere lucidi nelle proprie decisioni è ad oggi una rarità. Siamo spesso influenzati (anche inconsapevolmente) da input esterni che plasmano le nostre convinzioni e non ci permettono di pensare in modo analitico.
Ma cosa significa “pensare in modo analitico” e come è possibile farlo?
In questo articolo te ne parlo in modo approfondito, andando a descrivere gli elementi chiave del pensiero analitico ed una tecnica tutt’altro che banale.
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Pensiero analitico: significato
Per pensiero analitico si intende la capacità di pensare in modo chiaro, dettagliato, riflessivo, basandosi su elementi oggettivi e con l’obiettivo analizzare dati, richiamare modelli mentali e trovare soluzioni a problematiche più o meno complesse.
Finite le nostre definizioni-supercazzolose-ma-spesso-utili posso dirti cosa significa per me pensiero analitico in parole povere.
Il significato di pensiero analitico o analytical thinking (se vogliamo fare gli internazionali) è la capacità di analizzare i fatti e scomporli in parti più piccole.
Ognuna di queste “parti più piccole” viene trattata come un fatto a se stante che viene analizzato, per decidere quale azione intraprendere per migliorarlo o risolvere una problematica.
Chi riesce a pensare in modo analitico, al contempo, riesce ad incastrare i singoli fatti in una fotografia più grande, la c.d. “big picture” (sempre per fare gli internazionali) e dare una visione d’insieme dell’accaduto, proponendo soluzioni.
Spero che quest’ultima sia una definizione più potabile e comprensibile.
No?
Vediamo se descrivendoti gli aspetti chiave del pensiero analitico riesco a dare ancora più profondità all’argomento.
Ti servono i giusti consigli per diventare un Full Stack Marketer?
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Gli aspetti chiave del pensiero analitico
Molto spesso si pensa in modo errato che per pensare in modo analitico dobbiamo possedere qualità innate o aver fatto chissà quale master o corso di studi.
Sicuramente possedere qualità innate o aver studiato e approfondito l’analytical thinking gioca a tuo vantaggio, ma al contrario posso dirti che tutti possono sviluppare queste capacità.
Gli aspetti chiave per sviluppare il pensiero analitico sono cinque:
- Visualizzazione o Visualization;
- Strategia o Strategy;
- L’orientamento al problema o mindset problem-oriented;
- La correlazione o Correlation;
- L’uso di un pensiero orientato alla visione d’insieme e contemporaneamente al dettaglio, o mindset detail-oriented e big picture oriented.
Adeso che le ho elencate, fermati un attimo e rifletti: possiedi una o più di queste capacità?
Se stai pensando che non possiedi nessuna di queste qualità, ti sbagli di grosso.
Sono pronto a scommettere che utilizzi già nella tua vita quotidiana (lavorativa e non) almeno uno di questi cinque elementi chiave.
Prendi in considerazione che persone diverse usano naturalmente certe tipologie di pensiero, fermo restando in ogni caso la possibilità di svilupparne ulteriori.
Questo significa che puoi diventare un pensatore versatile, che è una parte molto importante del pensare in modo analitico.
Scommetto che stai pensando “ok, tutto bello Samuè, ma a cosa mi serve tutto questo?”
Pensa solo che più modelli mentali possiedi e più ti verrà facile pensare fuori dagli schemi, per trovare nuove idee a problemi irrisolti.
Nel lavoro come nella vita personale, molto spesso le soluzioni non sono mai davanti a te. Bisogna pensare in modo critico per trovare le giuste domande da porsi.
Sì, parlo di domande e non di risposte. Perché saranno le domande giuste ad aiutarci a trovare soluzioni.
Di quali domande sto parlando?
Vediamone una in particolare che è spesso la più importante.
“Qual è la causa principale di un problema?”
La causa principale è il motivo per cui si verifica un problema. Se possiamo identificare e sbarazzarci di una causa alla radice, possiamo evitare che quel problema si ripeta.
Molto spesso però trovare l’esatta causa di un problema è difficile se non addirittura impossibile.
Per citare Nassim Taleb, esperto delle dinamiche causa-effetto, si riscontra una certa opacità causale.
L’opacità causale altro non è che la visione “opaca”, quindi poco visibile e comprensibile, del rapporto che vi è tra la causa di un fatto e la sua conseguenza.
Questa opacità è determinata da quella che Taleb definisce fallacia narrativa, ossia la nostra (come esseri umani) limitata capacità di osservare sequenze di fatti senza imporre loro un collegamento logico, una freccia di relazione.
Di che relazione parla? Della relazione causa-effetto.
Mi perdonerai se ho divagato… se l’ho fatto e vuoi rimproverarmi scrivimelo nei commenti, giuro che ti risponderò facendo ammenda 🙂
Torniamo adesso al pensiero analitico e alla capacità di scovare le cause.
Se ti stai chiedendo come fare per scovarle, ho giusto una strategia da proporti!
Quale? La tecnica dei cinque perché.
La tecnica dei 5 perché
Un modo semplice per capire le cause alla radice è il processo chiamato i cinque perché.
Ti spiego subito come funziona. Nei Cinque perché si chiede “perché” cinque volte per rivelare la causa principale del fatto che stiamo analizzando.
La quinta e ultima risposta dovrebbe darti delle intuizioni utili e a volte sorprendenti.
Vuoi un esempio concreto dei cinque perché? Eccoti accontentato!
Ipotizziamo che vuoi fare una torta di mirtilli ma non sei riusciti a trovare i mirtilli.
Hai cercato di risolvere questo problema chiedendoti: perché non posso fare una torta di mirtilli?
La risposta è stata: non ci sono mirtilli al negozio.
Ecco il perché numero 1. Poi chiediti (o chiedi nel caso in cui tu rivolga le domande ad un’altra persona), perché non c’erano mirtilli al negozio?
Si scopre che i cespugli di mirtilli non hanno abbastanza frutti in questa stagione.
Questo è il perché numero 2. Chiediti ancora: perché non c’era abbastanza frutta?
Questo ci porta al fatto che gli uccelli hanno mangiato tutte le bacche.
Perché numero 3, chiesto e risposto.
Ora arriviamo al perché numero 4. Chiediti “perché” una quarta volta e la risposta sarà che, anche se gli uccelli normalmente preferiscono i gelsi e non mangiano i mirtilli, il cespuglio di gelso non ha prodotto frutti in questa stagione, quindi gli uccelli stanno mangiando i mirtilli.
Infine, arriviamo al perché numero 5, che dovrebbe rivelare la causa principale. Una gelata tardiva ha danneggiato i cespugli di gelsi, quindi non ha prodotto alcun frutto.
Non puoi fare una torta di mirtilli a causa della gelata tardiva di mesi fa.
ALT!
Ammetto che l’esempio potrebbe risultare poco realistico e reperire informazioni sugli uccelli che mangiano o non mangiano la pianta dei gelsi può essere difficile.
Ci tengo a precisarti che questo è solo un esempio, perché è il processo che desidero sia chiaro, così da poterlo applicare a tutte le situazioni che ti si presentano.
Ce ne saranno alcune di più semplice risoluzione, altre più complesse, altre irrisolvibili (ricordi l’opacità causale?). Però avrai un attrezzo in più nella tua cassetta, da utilizzare al bisogno.
Tornando ai cinque perché, vedi come possono rivelarti alcune cause di fondo molto sorprendenti?
E’ una strategia che può darti diverse soddisfazioni.
Se i cinque perché non ti bastano, voglio rivelarti un ulteriore strategia utilizzata nella data analytics per migliorare il pensiero analitico.
Sto parlando della gap analysis, che ti consentirà di comprendere quali lacune possono esserci in un processo.
La Gap Analysis
La gap analysis permette di esaminare e valutare come un processo funziona attualmente per arrivare dove si vuole essere in futuro.
Le aziende conducono la gap analysis per diverse motivazioni, dal miglioramento di un prodotto per arrivare all’efficientamento dei processi in generale.
L’approccio generale alla gap analysis consiste nel capire dove si è ora rispetto a dove si vuole arrivare.
Successivamente si possono identificare le lacune che esistono tra lo stato attuale e quello futuro e determinare come colmarle.
Infine, verrà stilata una lista di azioni da poter intraprendere per colmare queste lacune.
Ti consiglio di creare un file (basta un semplice foglio excel o google sheet) dove annotare i risultati ottenuti al termine di ogni azione proposta, così da poter misurare l’efficacia delle singole azioni e, successivamente, di tutte le azioni nel loro insieme.
Questo è un classico esempio di orientamento al dettaglio senza dimenticare la visione d’insieme.
Ma torniamo alle nostre domande…
Una terza domanda che aiuta a stimolare il nostro pensiero analitico (e che i data analyst si fanno spesso) è: cosa non abbiamo considerato prima?
Questo è un ottimo modo per pensare a quali informazioni o procedure potrebbero mancare in un processo, in modo da poter identificare nuovi modi per prendere decisioni e definire strategie più efficaci.
Questi sono solo alcuni esempi dei tipi di domande che i pensatori analitici si pongono.
Sono sicuro che con un po’ di pratica ne troverai molte altre.
Come ti accennavo qualche riga più in su, il modo in cui pensiamo e le domande che ci poniamo giocano un ruolo fondamentale nel successo delle nostre decisioni.
Visto e considerato che le aziende sono composte da persone, ecco perché il pensiero analitico e la comprensione di come porre le domande giuste possono avere un impatto enorme sul successo generale di un’azienda.
Come si integra nell’approccio Full Stack Marketing?
Se questo è il primo articolo che leggi… è il primo articolo che leggi? davvero?
Corri a leggerne altri 🙂
Ad esempio: Data Analyst skills: le 5 competenze chiave.
Dicevo, se questo NON è il primo articolo che leggi avrai capito come tenga particolarmente al mindset analitico e a tutto ciò che ruota intorno il mondo dell’analisi dati.
La spiegazione è molto semplice: i dati sono il linguaggio del business e stanno sempre più diventando il linguaggio del mondo.
Tutto ruota intorno ai dati e saperli leggere e analizzare per prendere le decisioni corrette sarà una delle skill più importanti in assoluto.
A fronte di questo, come può un Full Stack Marketer pensare di non essere un pensatore analitico?
Sarebbe impossibile.
I due pilastri dell’approccio Full Stack Marketing sono visione d’insieme e al contempo approccio pratico e concreto (orientato al dettaglio).
Conclusioni
In questo articolo sul pensiero analitico (o analytical thinking) abbiamo visto cosa significa pensare in modo analitico e quali domande porsi per farlo al meglio.
Abbiamo infine parlato della tecnica dei cinque perché e della gap analysis, strategie preziose per migliorare il nostro pensiero analitico.
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