Leadership: cos’è, come diventare un leader e quali sono i falsi miti

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Samuele Cottone

Samuele Cottone

Ho lavorato in multinazionali, startup e PMI, gestendo team composti da decine di persone con un unico obiettivo: portare crescita sostenibile. Diverse esperienze e settori mi hanno permesso di acquisire un approccio specialistico e al contempo una visione olistica. Mi hanno permesso di diventare un Full Stack Marketer (a tempo pieno).
Samuele Cottone

Samuele Cottone

Ho lavorato in multinazionali, startup e PMI, gestendo team composti da decine di persone con un unico obiettivo: portare crescita sostenibile. Diverse esperienze e settori mi hanno permesso di acquisire un approccio specialistico e al contempo una visione olistica. Mi hanno permesso di diventare un Full Stack Marketer (a tempo pieno).

Alcuni identificano la leadership come la conquista di un ruolo manageriale.

Altri invece non riescono a descriverla, ma riescono facilmente a riconoscere un leader quando ce l’hanno davanti.


Possiamo dire che la leadership è influenza. 

 

Se possiamo influenzare positivamente gli altri, possiamo anche essere dei manager più efficaci.

In questo articolo parleremo di leadership come strumento di crescita virtuosa.

Crescita di organizzazioni, persone, ambiente, ecosistema. 

 

Se sei qui per la prima volta, questo è il 1° sito in Italia sul Full Stack Marketing. Condividiamo idee, esperienze e fonti per costruire le tue competenze comb-shaped e prosperare nel disordine del mondo attuale.  

Ti servono i giusti consigli per diventare un Full Stack Marketer?

Martin Luther King

Con leadership non si intende “comando”.

Piuttosto, come ho scritto qualche riga più in su, si intende “influenza”. 

Il concetto di leadership è molto vicino al concetto di trasformazione.

Una leadership trasformativa, in cui i leader si dividono in due tipologie: leader addestrati e leader trasformazionali.  

I leader addestrati hanno conoscenza; i leader trasformazionali hanno saggezza. 

I leader trasformazionali influenzano gli altri a pensare, parlare e agire in modi che fanno una differenza positiva nel mondo.

E quella differenza positiva è ciò che tante persone in tutto il mondo desiderano vedere e sperimentare di persona.

Ecco cosa intendo con leadership: tirar fuori il meglio dagli altri, creare sinergia tra i nostri punti di forza ed i loro.



 

I 5 livelli della leadership di John C. Maxwell 

I 5 livelli della leadership sono un invenzione di John C. Maxwell, maggior esperto mondiale a livello di leadership.

Maxwell è autore di besteller, coach e oratore, vendendo più di 24 milioni di copie dei suoi libri.

Mentre Maxwell pensava al significato più profondo della leadership, si cristallizzò nella sua mente uno schema di funzionamento a 5 livelli.

Ha impiegato quasi cinque anni a sviluppare questo modello, ma adesso che lo ha terminato vale la pena di analizzarlo nel dettaglio. 

i 5 livelli della leadership

Livello 1: Posizione 

Nel livello 1 le persone ti seguono perché devono seguirti. Ti seguono perché ricopri formalmente una posizione, nell’organizzazione in cui operi.

Per organizzazione intendo qualsiasi organizzazione che funzioni con un organigramma gerarchico (aziende, squadre sportive, etc.).

La posizione (livello 1) è il livello più basso in assoluto della leadership. E’ la porta di ingresso per scalare i 5 livelli. 

L’unica influenza che un leader posizionale esercita è quella che deriva dal tuo titolo formale.

La leadership della posizione si basa sui diritti accordati dalla posizione e dal titolo. 

Coloro che si fermano al livello 1 saranno dei capi, ma non saranno mai dei leader. 

Perché?

Perché le persone che gestiscono faranno il minimo indispensabile che gli impone la posizione del leader di livello 1.

Qualora chiedessero uno sforzo extra o un impegno lavorativo eccedente l’orario contrattuale, difficilmente lo otterranno.

La posizione è l’unico livello che non richiede nessuna capacità e nessuno sforzo. Chiunque può diventare un leader posizionale.

 


Livello 2: Consenso

 

Il livello 2 comporta che le persone ti seguono perché vogliono seguirti.

Tutto qui si basa sulle relazioni.

Quando apprezzi realmente qualcuno, creando un rapporto reale, cominci a sviluppare una certa influenza.

La principale sfida del leader di livello 2 è conoscere le persone che gestisce e trovare la maniera di andare d’accordo con loro. Non di proteggere la sua posizione nella gerarchia.

Fammi indovinare, ti stai chiedendo “perché fare tutto questo?”

Perché puoi apprezzare delle persone senza guidarle, ma non puoi guidarle senza apprezzarle.

Quest’ultima frase è il riassunto della leadership di livello 2. 

 


Livello 3: Produzione 

 

Nel livello 3 subentra quella che John Maxwell chiama “produzione”. 

La produzione altro non è che ciò che tu hai fatto (prodotto, appunto) per l’organizzazione.

I leader non si limitano a creare un ambiente di lavoro piacevole: eseguono!

Quello dell’execution è un tema che mi è molto caro e su cui scriverò un articolo dedicato, perché credo che senza execution le idee e le parole restino nell’etere della teoria ma non producano risultati.

Infatti al livello 3 le persone ti seguono proprio per ciò che hai fatto per l’organizzazione. Ti seguono per la tua esecuzione. 

 

Quando i leader salgono al livello 3 riescono ad influenzare l’ambiente in modo positivo, con più forza.

A questo livello, gestire le persone diventa un divertimento. 

Al livello 3 i leader diventano portatori di cambiamento positivo, affrontando problemi e risolvendo questioni importanti, prendendo decisioni difficili che cambiano le sorti dell’organizzazione.

Tutto questo per portare le persone ad un livello di efficacia superiore.

 

Livello 4: Sviluppo delle persone

 

Saliamo ancora fino al livello 4.

Qui sviluppiamo. Cosa?

Persone.

Al livello 4 le persone ti seguono per quello che hai fatto per loro (e non più solo per l’organizzazione).

I leader non diventano dei grandi leader grazie al potere, ma grazie alla capacità di responsabilizzare le persone.

Diventano grandi perché creano altri leader.

ALT!

Se dovessi portarti via un solo concetto da questo contenuto sulla leadership, sarebbe questo: I grandi leader creano altri leader.

Al livello 4 i leader utilizzano la loro posizione, le relazioni e la produttività per investire nelle persone e svilupparle finché non diventano leader a loro volta.

Il risultato finale è la riproduzione: i leader di livello 4 riproducono se stessi. 

Perché fare così tanti sforzi?

Ammettilo, anche tu te lo stai chiedendo. Prima di leggere il libro di Maxwell e altri trattati sulla leadership, era una delle domanda che più mi ossessionava.

La risposta è che la produzione può farti vincere delle gare, ma il campionato lo vinci solo sviluppando le persone.

Investire nelle persone crea relazioni di estrema qualità e aumenta a dismisura il livello delle performance raggiunte. 

 

Ma ci fermiamo qui?

No, facciamo un ulteriore passo verso su!

 


Livello 5: Cima

raggiungere la vetta

Eccoci in cima!


Il livello della cima è il più difficile in assoluto da raggiungere.

Al livello 5, quello del rispetto, le persone ti seguono per quello che sei e per quello che rappresenti.

Mentre tutti possono imparare a salire dal livello 1 al livello 4, la scalata al livello 5 necessita di grande talento.

Ma perché? Cosa ha di diverso il livello 5 rispetto agli altri?

Oltre ad essere il  livello più alto della leadership, prevede che i leader che hai aiutato a creare, si riproducano e creino a loro volta altri leader.

Non lo fa quasi nessuno, perché  serve un investimento di tempo, risorse ed energie non indifferente.

Ma come piace dire al buon Naval Ravikant: “scelte difficili, vita facile. Scelte facili, vita difficile.”

I ritorni di questa scelta sono eccezionali: i leader i livello 5 creano organizzazioni di livello 5.

Creano un’eredità da lasciare attraverso le loro azioni. 

 

Come si diventa leader 

Come si diventa leader

Voglio lasciarti alcuni punti fondamentali per diventare un leader.

Una sorta di almanacco da consultare ogni volta che hai dei dubbi su cosa fare per diventare un leader e perché farlo:

– Ringrazia le persone che ti hanno invitato al tavolo delle leadership. Sii grato; 

– Impegnati a crescere come leader; 

– Impara a dire “non lo so”; 

– Passa dalle regole alle relazioni; 

– Diventa il primo sostenitore del tuo team; 

– Dai alle persone la tua piena attenzione;
– Accetta le persone per come sono e nella loro totalità;
– Sii il collaboratore che vorresti avere. Chiediti “mi assumerei?”;
– Accetta il ruolo di agente del cambiamento positivo;
– Non trascurare le relazioni quando pensi ai risultati;
– Non trascurare i risultati quando pensi alle relazioni; 

– Sii consapevole che non smetterai di crescere e imparare;
– Vinci le tue insicurezze; 

– Seleziona le persone più valide da sviluppare; 

– Sii disponibile come leader e coach;
– Resta umile e disposto ad imparare anche da chi ha meno esperienza;
– Resta con i piedi per terra;
– Crea un ambiente favorevole allo sviluppo della leadership;

 

Sfatiamo il mito del leader infaticabile

il falso mito del leader infaticabile

Lo storico Henry Adams affermava che il potere è un tumore che finisce per uccidere la solidarietà nei confronti delle sue vittime.

Lo so, è un affermazione forte e polarizzante in apparenza e mi scuso se ho urtato la tua sensibilità.

Dietro questa affermazione, però, ci sono studi psicologici e neurologici che confermano il paragone tra il potere e la malattia che affligge milioni di persone. 

L’effetto che prendiamo in considerazione in questo caso è quello del “paradosso del potere”, per descrivere che cosa accade quando lo si conquista diventando leader.
In questo caso, proprio quelle caratteristiche che sono servite a raggiungere la posizione di leader – empatia, autoconsapevolezza, trasparenza, gratitudine – sono quelle che si perdono per prime.

In sintesi, le qualità che permettono di conquistare la leadership sono esattamente quelle che si perdono una volta che la si è conquistata.

Questi studi sono stati confermati dal neuroscienziato Sukhivinder Obhi e dal docente di psicologia di Berkeley Dacher Keltner

 

Stai gestendo un team o un azienda?

Non importa di quali dimensioni, quasi sicuramente sei sotto l’effetto del mito dell’infaticabilità.

Purtroppo l’imprenditoria spesso idolatra l’attaccamento al lavoro e il sacrificio di se stessi per la propria azienda, per la quale il leader viene ritenuto pienamente responsabile.

Riconoscere che siamo umani (e quindi imperfetti per natura) ci permette di sfatare l’idea che il capo debba essere infallibile.

Il compito di un capo o di un leader è di essere consapevole di se stesso e di sottoporsi costantemente ad auto analisi, per comprendere punti di forza, debolezze e limiti.

E’ assurdo pensare che una persona possa sostenere da sola tutti gli stress e le sollecitazioni della leadership o della gestione di un’intera azienda.

Fondamentale è condividere il peso e la responsabilità della leadership, per sviluppare resilienza e creare nuovi leader.

Al contrario, in molte aziende i leader sono convinti che sia meglio limitare i rapporto umani e usare le persone come strumenti per crescere a qualsiasi costo.

Il problema principale sta nel fatto che se un leader smette di sentire quel che motiva o demotiva il team, perde automaticamente la capacità di ispirare e influenzare le persone. 

 

Altre virtù fondamentale, secondo Adam Grant, sono la riconoscenza e l’empatia.

Adam ha scoperto che quando si trova il tempo di ringraziare le persone in modo sincero o cercare di capirle mettendosi nei loro panni, diventano più produttivi.

Non utilizzo volontariamente il termine dipendenti, collaboratori e simili per tener conto in senso più ampio dell’individuo.

Pertanto, mantenendo un atteggiamento di autoconsapevolezza, riconoscenza ed empatia è possibile curare il “tumore del potere” correlato alla leadership.

La glorificazione dei dirigenti che non danno tregua neppure a se stessi è solo fonte di problemi (per loro e per le persone che gestiscono), perché i loro fallimenti sono ignorati piuttosto che essere utilizzati come lezioni da cui imparare.

Se dovessimo portarci via da questo paragrafo un solo concetto, sarebbe una domanda: “quali passi potrei fare per trovare un equilibrio come leader, tra attività e riposo? “

 

Come si integra nell’approccio Full Stack Marketing 

 

Un full stack marketer deve assolutamente essere un leader, che sia un manager gerarchico o un membro operativo dell’organizzazione in cui opera.

Questo perchè, grazie alla visione d’insieme che detiene, riuscirebbe più facilmente rispetto ad altre persone a tirar fuori il meglio dagli altri.

Perché?

Ne conosce i problemi, gli ostacoli, le sfide e parla il loro stesso linguaggio.



Conclusioni

In questo articolo sulla leadership abbiamo visto cosa intendiamo per leadership, ossia trasformazione e ispirazione.

Abbiamo visto il falso mito del leader instancabile che ormai appartiene al passato.

Abbiamo esplorato i 5 livelli della leadership di John C. Maxwell e imparato quali azioni concrete possiamo fare per diventare un grande leader.

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